martedì 23 maggio 2017

Il bandolo letterario

E si è conclusa anche la 30esima edizione del Salone del Libro di Torino, e io visitai la prima edizione… e me la ricordo ancora bene! La cosa che ricordo maggiormente è la possibilità che i visitatori avevano di votare il libro preferito e in quell’anno furoreggiava “Il nome della rosa”.
Ricordi a parte, questo avvenimento culturale di così grande richiamo presta il fianco alla riflessione sulla relazione tra lavori manuali e libri. Da circa un anno infatti, pongo particolare attenzione ai personaggi dei libri che leggo e alle loro attività, cercando di trovare tra le pagine la descrizione -seppur minima- di sferruzzamenti vari o uso dell’uncinetto.

Il primo personaggio che ho trovato è Katerina Aleksandrovna Ščerbackaja, detta "Kitty", sorella minore della cognata di Anna Karenina e, secondo alcuni, sua antagonista amorosa. Non ho amato questo personaggio che rispecchia l’archetipo di tutto il maschilismo perbenista dei borghesi russi di fine ‘800: troppo bella, intelligente, giovane e perfetta per suscitarmi una qualche simpatia. Ebbene, la nostra beneamata in travaglio di parto del primo figlio si mette a sferruzzare! Mi pare evidente e superfluo rimarcare che Lev Tolstoj non abbia partorito, ovviamente perché maschio, ma mentre scrivevo cattiverie femministe un po’ datate mi è venuto alla mente che se questo autore (che ha sovente usato la propria esperienza personale per dare realtà ai personaggi) scrive che una cosa del genere, è perché nella sua esperienza personale ha visto delle donne (la moglie?) fare così. Non saprei che dire di queste donne, siamo d’accordo che sferruzzare rilassa, ma così mi pare eccessivo.

Il secondo personaggio è Alice, il mitico personaggio di Lewis Carroll, nel secondo capitolo della storia ossia “Alice attraverso lo specchio”. All’inizio di questa seconda avventura, proprio nelle primissime pagine, la protagonista è alle prese con un gomitolo, non per realizzare un progetto ma per riavvolgerlo e riparare alle malefatte della sua gattina nera. Anche qui potremmo sprecare parole, paroline e parolone sul valore del lavoro manuale per i ricchi borghesi del XIX secolo, ma ce ne esentiamo piacevolmente.






Non ho avuto il piacere di trovare (o ricordarmi, e propendo più per questa soluzione) altri personaggi nei libri che ho letto, anche nei grandi classici, che sferruzzino o facciano uncinetto, e meno che mai forcella. Possiamo dire che la caccia è aperta? E ovviamente non vale calare l’asso della Elizabeth Zimmermann, così è troppo facile!

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